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30/6/2021 0 Comments

I disturbi intestinali non sono tutti uguali

Abbiamo accennato in precedenza a quali criteri si usano in genere per diagnosticare la Sindrome dell'Intestino Irritabile (IBS).

Tuttavia,  esiste una notevole variabilità nella manifestazione dei sintomi dell'IBS.

Volendo mettere sul tavolo qualche numero, possiamo stimare che circa il 40% dei pazienti con IBS presenta sintomi "lievi" o di scarsa frequenza con anche una ridotta correlazione con lo stress.

In generale, queste persone non hanno situazioni psichiche complesse e hanno una qualità di vita complessivamente buona, sebbene siano spesso preoccupati delle conseguenze che i loro sintomi intestinali possano avere sulle loro giornate.
Solitamente, questo tipo di paziente non si sottopone a visite mediche frequenti e si rivolge più facilmente al farmacista per avere qualche rimedio sintomatico alle loro problematiche.

In linea di massima, i rimedi per chi soffre di sintomi lievi di IBS si limita a terapie di supporto e/o a piccole modifiche nello stile di vita.


Esiste poi un altro 35% di persone affette da IBS che sviluppano sintomi di intenstià moderata con una più evidente alterazione della qualità di vita, con disturbi intermittenti in grado di limitare le proprie attività quotidiane e lavorative.

In questi pazienti, è più facile riscontrare una sintomatologia dolorosa addominale di livello moderato con la presenza di alcune situazioni di stress psicologico che tuttavia non rientrano tra le vere e proprie patologie psichiche.
Tuttavia questa fetta di pazienti, spesso si rivolge anche al proprio medico di base e talora anche a specialisti gatroenterologi dato che i sintomi possono arrivare ad un entità tale che necessiti di trattamenti sintomatici per i disturbi intestinali e di un controllo più mirato delle loro condizioni cliniche.


Infine, esiste una ulteriore fetta di pazienti (all'incirca il 20-25%) che presenta sintomi piuttosto severi, spesso refrattari alle terapie e in grado di alterare in modo profondo e spesso invalidante la qualità di vita della persona.
Gli individui che soffronto di queste sintomatologie ricorrono a diversi tipi di trattamento e molto spesso si rivolgono a più specialisti e non è raro che vedano le loro istanze poco considerate (purtroppo l'IBS è una situazione di non facile individuazione proprio perchè non presenta segni organici di patologia).
Nei casi più gravi, questi pazienti presetano un forte peggioramento della loro qualità di vita, con difficoltà evienti nelle relazioni sociali, che possono sfociare e acuire anche problematiche di tipo psichico.


La complessità e la variabilità dei sintomi di IBS, la presenza di molti fattori in grado di confondere la diagnosi e la sovrapponibilità di alcuni sintomi con altre patologie intestinali rendono spesso necessario un approccio complesso al paziente e la opportunità di esami clinici strumentali. 

Recentemente, la comunità scientifica ha messo in evidenza che la gran parte dei medici con parziale o ridotta esperienza in materia è maggiormente propensa ad attuare un atteggiamento "di esclusione" che porta alla necessità di prescrivere innumerevoli e dispendiosi esami strumentali ed ematochimici prima di arrivare alla diagnosi finale.

Viceversa, medici più esperti in materia presentano una strategia di diagnosi più "positiva", volta a un'immediata applicazione dei criteri diagnostici stabiliti nelle linee guida (definiti i criteri Roma IV che rappresentano le indicazioni elaborate da una commissione internazionale per definire la diagnosi e guidare il trattamento dei disordini funzionali gastrointestinali) dopo aver escluso alcuni "sintomi di allarme".

Questo atteggiamento maggiormente "mirato" è quello che viene considerato come più opportuno dalle principali linee guida, soprattutto quelle americane. 


Pertanto, la valutazione diagnostica consigliata si basa su un'attenta
raccolta delle notizie che riguardano sintomi e storia clinica del paziente e un accurato esame clinico al fine di valutare il prima possibile la presenza dei criteri indicati nelle linee guida. L'eventuale sospetto viene poi successivamente confermato tramite l'esecuzione di alcuni esami diagnostici di primo livello (calprotectina fecale, esame emocromocitometrico, sangue occulto nelle feci, test sierologico per la celiachia, dosaggio sierico della PCR) associato alla valutazione della qualità e quantità delle feci del paziente.

In particolare, nei pazienti che presentano sintomatologie tipicamente da "diarrea" appare di grande utilità il test della calprotectina fecale, in grado di escludere la presenza di malattie infiammatorie croniche intestinali e nel ridurre così la necessità di ricorrere a esami maggiarmente invasivi (come la colonscopia) in modo indiscriminato.

Il mio consiglio è quindi di consultare un medico il primo possibile perchè la tempistica della diagnosi può essere di grande aiuto sia poter poter individuare prima la cura sia per poter eventualmente utilizzare meno farmaci inutilmente.

Iniziare ad adottare il prima possibile le giuste strategie nel trattamento della Sindrome dell'Intestino Irritabile, correggendo il proprio stile di vita e imparando a gestire al meglio le situazioni scatenanti i propri sintomi rappresenta una opportunità importante per non prolungare oltre misura il proprio disagio senza influenza troppo a lungo la qualità della propria vita.


Fonte: "L'intestino in testa" di Antonio Moschetta - Mondadori 2019
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    ​Chi sono

    Francesco Fratto, 52 anni, farmacista, specializzato in Fitoterapia ed esperto in prevenzione e sani stili di vita, mi sono formato come LifeStyle Trainer presso l'Università di Bologna. Dopo anni di studio ed esperienze dirette con i clienti della mia farmacia, ho costruito un metodo unico e fondato sulle evidenze scientifiche per aiutare le persone con problemi di intestino irritabile a migliorare la proprio qualità di vita attraverso un graduale cambiamento del proprio stile di vita e ad un maggiore controllo dello stress.

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